La Svezia conferma il primo caso di mpox contagioso dopo l’epidemia in Africa

La Svezia ha confermato il suo primo caso dell’infezione virale conosciuta come monkeypox. Gli ufficiali sanitari del Paese nordico hanno confermato oggi che è stato identificato un caso della “variante più grave” del virus, rendendo la Svezia il primo Paese al di fuori del continente africano a registrare un caso.

Ciò è avvenuto dopo che la monkeypox è stata dichiarata un’emergenza globale dalla World Health Organisation per la seconda volta in due anni, dopo che è stata rilevata una nuova variante in più di una dozzina di Paesi.

L’epidemia è stata segnalata per la prima volta dopo i casi nella Repubblica Democratica del Congo, che hanno portato a più di 500 morti e al Centro africano per il controllo e la prevenzione delle malattie che ha chiesto aiuto internazionale per combatterla.

Il giornale svedese Dagens Nyheter riporta che il paziente ha cercato cure nella regione di Stoccolma ed era stato in una zona infetta.

Jakob Forssmed, ministro svedese della salute e degli affari sociali, ha dichiarato in conferenza stampa: “Ora abbiamo avuto conferma nel pomeriggio che abbiamo un caso in Svezia della variante più grave della monkeypox, quella chiamata Clade I.”

Gli ufficiali sanitari hanno affermato che il paziente non costituiva un rischio per il resto della popolazione e l’infezione è stata identificata come un “evento speciale”.

La monkeypox è strettamente correlata al vaiolo ed è stata scoperta per la prima volta in un campione di scimpanzé nel 1958. Colpisce principalmente animali come roditori e primati, ma può essere trasmessa agli esseri umani attraverso il contatto diretto con animali infetti oppure attraverso il consumo di carne infetta.

I sintomi della monkeypox negli esseri umani includono febbre, mal di testa, mal di gola, dolori muscolari, malattia respiratoria e eruzioni cutanee simili al vaiolo. Sebbene sia meno grave del vaiolo, può comportare comunque complicazioni gravi come polmonite, encefalite o insufficienza renale nei casi più gravi.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che, se la monkeypox non viene diagnosticata e trattata precocemente, può causare epidemie su larga scala con una mortalità fino al 10%. Pertanto, è essenziale che i Paesi si preparino e si organizzino per affrontare eventuali casi dell’infezione.

La monkeypox si è diffusa principalmente in Africa, con paesi come il Nigeria, la Repubblica Democratica del Congo e il Camerun che hanno segnalato numerosi casi. Tuttavia, con la globalizzazione e il aumento dei viaggi internazionali, non è sorprendente che il virus sia stato importato in Paesi al di fuori del continente africano.

Gli sforzi della comunità internazionale per combattere la monkeypox includono la sorveglianza e il controllo dell’infezione, la vaccinazione delle persone a rischio e il controllo del movimento degli animali infetti. L’OMS e altri organizzazioni sanitarie stanno lavorando a stretto contatto con i governi nazionali per prevenire la diffusione dell’infezione e proteggere la salute pubblica.

La conferma del primo caso di monkeypox in Svezia è quindi un campanello d’allarme per il Paese e per l’Europa in generale. Mentre le autorità sanitarie svedesi hanno assicurato che il rischio per la popolazione è basso, è comunque essenziale che vengano adottate misure di controllo e prevenzione per evitare la diffusione dell’infezione.

La popolazione è incoraggiata a seguire le linee guida delle autorità sanitarie, come lavarsi le mani regolarmente, evitare il contatto diretto con animali infetti e consultare un medico in caso di sintomi sospetti. È inoltre auspicabile che vengano intensificate le campagne di informazione pubblica per sensibilizzare la popolazione svedese sull’importanza della prevenzione delle malattie infettive.

In conclusione, la monkeypox rappresenta una minaccia per la salute pubblica sia in Africa che a livello globale. È fondamentale che i Paesi si preparino ad affrontare eventuali casi dell’infezione e ad adottare misure efficaci per prevenire la sua diffusione. Solo attraverso la collaborazione internazionale e un’azione coordinata possiamo proteggere la salute di tutti e contenere questa pericolosa malattia virale.

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